Intervista a Andrea Bertagnolli, dottore forestale dell’Ufficio tecnico
della Magnifica Comunità di Fiemme
A distanza di tre anni dall’evento calamitoso in Val di Fiemme si comincia a vedere la luce. Anche se l’emergenza non è assolutamente finita. Ad esserne consapevole è Andrea Bertagnolli, dottore forestale dell’Ufficio tecnico della Magnifica Comunità di Fiemme, che da anni cura con amore e dedizione i boschi del Trentino. “Il mio primo pensiero, quando abbiamo sorvolato con l’elicottero le zone colpite dalla tempesta Vaia, è stato che sono bastati pochi secondi per mandare in fumo non solo venti anni del nostro lavoro, ma anche il lavoro dei nostri padri, dei nostri nonni e dei nostri avi.
Ci siamo resi conto subito della gravità del fenomeno e di quanto ha compromesso il territorio, un evento che in Trentino non aveva avuto assolutamente precedenti. Noi abbiamo storicamente coltivato questi boschi con amore e con passione, anche perché il bosco rappresenta l’introito principale con cui la Magnifica ha costruito la sua storia millenaria, e in pochi secondi questi luoghi sono stati profondamente feriti”.
In Val di Fiemme, spiega Bertagnolli, “c’erano stati in passato altri schianti per il vento, in quanto i boschi di abete rosso sono ‘fragili’, ma mai di questa portata. Due giorni dopo Vaia abbiamo organizzato un sorvolo di tutto il territorio della Magnifica Comunità, in quando le vallate erano difficilmente raggiungibili per la rete viaria impercorribile”.
La Magnifica Comunità, avendo una connotazione privatistica, ha subito appaltato i lotti alle ditte boschive per il recupero del materiale e il ripristino delle strade forestali. Ma il lavoro è stato tanto, soprattutto se si considera che la proprietà della Magnifica si estende per oltre 20mila ettari ed è ripartita in dieci distretti forestali; il 65% è costituito da bosco, una piccola percentuale di superficie è destinata alle produzioni e la rimanente parte è dedicata ai pascoli.
“Siamo partiti molto rapidamente – evidenzia il dottore forestale – anche perché bisognava fare più in fretta possibile. Oggi, a distanza di tre anni, stiamo completando la rete stradale ed è stato recuperato il grosso degli schianti, anche se adesso ci tocca affrontare l’emergenza del bostrico, l’insetto dell’abete rosso che sta intaccando e devastando i boschi superstiti. Per questo non siamo ancora assolutamente usciti dall’emergenza”.
E dopo la pulizia si è passati all’attività di rimboscamento. “Già da tre anni abbiamo iniziato a piantare gli alberelli riprodotti nei due vivai della Magnifica Comunità, anche se per avere i boschi che sono andati distrutti ci vorranno secoli. Per ricostruire un bosco che inizi a svolgere le funzioni ecosistemiche, capace di rimarginare in parte le ferite prodotte dalla tempesta, ci vorranno almeno 40-50 anni. Le ripercussioni sul territorio sono state e saranno devastanti”.
Ma in ogni cosa bisogna trovare sempre il lato positivo. “La tempesta Vaia un aspetto positivo lo ha prodotto – afferma Bertagnolli – ha fatto riscoprire alla collettività qual è l’importanza del bosco e della gestione forestale del territorio. La gente, là dove è venuta a mancare la superficie boschiva, soprattutto dove ci sono pendenze elevate o fenomeni di caduta massi, ha apprezzato quello che il bosco faceva e quelli che sono i servizi ecosistemici gratuiti che offre alla collettività, come la protezione idrogeologica, la protezione da valanghe e dalla caduta sassi, oltre alla ricchezza dei paesaggi forestali che caratterizzano le vallate alpine e il ruolo positivo nella riduzione dei gas serra”.
E poi c’è il discorso dei cambiamenti climatici. “La tempesta Vaia è uno degli ultimi eventi calamitosi – evidenzia il forestale – che ci fanno capire che forse stiamo andando nella direzione sbagliata e che quindi dobbiamo cambiare rotta. È il primo evento di questa portata che ha riguardato l’Italia, ma a livello mondiale ci sono stati tantissimi eventi di devastazione, dovuti proprio ai cambiamenti climatici”. Ecco perché bisogna fare qualcosa per salvare questa nostra terra. E bisogna farlo subito. Magari accelerando il cambiamento.