Violino17

La storia secolare della Valle

Intervista a Piera e Donata Ciresa,
alla guida della storica azienda di famiglia che produce violini di qualità

di Luigina Pileggi

Una delle zone più colpite dal passaggio della tempesta Vaia
è la foresta dei violini nel parco di Paneveggio.
L’abete rosso della Valle di Fiemme è infatti conosciuto in tutto
il mondo per essere l’abete di risonanza, un albero
che per le sue caratteristiche viene utilizzato per la costruzione
di violini di altissima qualità.

Lo stesso Stradivari si recava in questi boschi alla ricerca dei legni più pregiati per poi trasformarli in strumenti musicali eccellenti. Il legno dell’abete rosso è, infatti, particolarmente elastico, trasmette meglio il suono e i suoi canali sono come minuscole canne d’organo che creano risonanza.
Una materia prima ideale per la costruzione delle casse armoniche.
Lo sanno bene Piera e Donata Ciresa, che insieme all’amministratore delegato Fabio Ognibeni, gestiscono l’azienda di famiglia, fondata nel 1952 da Enrico Ciresa, azienda che costruisce tavole armoniche destinate a tutto il mondo, tra cui Stati Uniti, Cina, Nuova Zelanda e Sud Africa.

Lo stoccaggio dei tronchi

“Purtroppo la tempesta Vaia ha distrutto ettari di foresta con gli abeti di risonanza. Noi siamo stati colpiti in maniera molto pesante – spiegano le sorelle Ciresa –, poter ritrovare il materiale prezioso per costruire gli strumenti è diventata un’impresa titanica”.
Ma con la determinazione che solo le donne hanno, si sono rimboccate le maniche e hanno avviato una raccolta fondi in forma di crowdfunding per acquistare nel più breve tempo possibile legname necessario per poter costruire le tavole per il pianoforte e per la liuteria.

“Nei giorni successivi al disastro ci siamo posti la domanda: cosa facciamo se gli alberi di risonanza, che già sono pochi, non ci sono più? Quelli rimasti sono pochissimi e in condizioni disastrose. Così abbiamo preso una decisone importante, che ci ha permesso di lavorare in questi ultimi due anni, e cioè abbiamo avviato una raccolta di fondi in forma di crowdfunding.

Piera e Donata Ciresa

Superato il primo momento di shock ci siamo organizzati per andare nel bosco, nelle segherie, per poter scegliere del materiale da accantonare, e questo grazie alla disponibilità e professionalità degli operai e del nostro amministratore che ha seguito in prima persona la raccolta e scelta del materiale. E grazie soprattutto alle oltre 700 persone che hanno sottoscritto la nostra raccolta fondi, che è a restituzione: man mano che recuperiamo i soldi li restituiamo. Anche se c’è chi in cambio dei soldi prenderà del materiale, come molti maestri liutai”.

E così, dopo aver scelto gli alberi, i tronchi sono stati tagliati in quarti, ottavi e a fette, e posizionati nel piazzale, dove seguiranno la stagionatura naturale prima della lavorazione. Da ogni tronco, se è in ottime condizioni, si possono ricavare fino a 300 violini.

Ma non solo. L’azienda Ciresa ha infatti due canali di produzione: il primo riguarda la produzione delle tavole di pianoforti verticali e a coda, arpe, clavicembali e vari strumenti a corda. Se ne producono circa 4.500 all’anno e vengono inviati soprattutto all’estero.

“I prodotti li spediamo per la maggior parte all’estero – spiegano – soprattutto in Germania, patria della fabbrica dei pianoforti, dove ci sono quelle storiche come Bluthner, Thurmer che sono nostri clienti. Anche perché in Italia esiste una sola fabbrica, la Fazioli Pianoforti, che è considerata la Ferrari dei pianoforti a corda, e data l’elevata qualità realizza 150 pianoforti all’anno. Il secondo canale di produzione riguarda le tavole armoniche per tutti gli strumenti classici ad arco (viole, violini, violoncelli, contrabassi, a corda come chitarre, liuti, mandolini, chitarre acustiche, chitarre jazz), dove viene fatta una scelta ancora più accurata del materiale.

“Mentre per i pianoforti i tronchi vengono segati in assi, per la liuteria dobbiamo eseguire due tipi di tagli diversi – spiegano le sorelle Ciresa – un taglio a quarti, perché i violini vengono scavati, e anche dei tagli piatti per poter fare le tavole da chitarre. Anche se per adesso un po’ di materiale è stato messo da parte, il problema è per il futuro, perché i boschi sono stati fortemente danneggiati e qualche altro si è ammalato. “La Valle di Fiemme gode di una posizione ideale per la crescita e lo sviluppo di questi abeti rossi – evidenziano Piera e Donata – ma purtroppo non tutti sono di risonanza; la percentuale utilizzabile è molto bassa, si aggira intorno al 4-5% quando va bene. Scegliamo piante dritte, pulite, con pochi rami e con almeno 150 anni di vita. “Le due caratteristiche di questi abeti di Fiemme sono la leggerezza e grande elasticità; l’abete ha una pasta di legno molto soft, leggera, ma allo stesso tempo si lascia lavorare bene e resiste alle sollecitazioni delle vibrazioni. E questo lo rende unico e con una marcia in più”.

Un momento della lavorazione

Qui seguiamo una lavorazione e stagionatura diversa, perché per questo tipo di strumenti la stagionatura deve essere naturale e segue tempi più lunghi rispetto a quella dei pianoforti”.

Alla produzione storica l’azienda ha aggiunto anche la produzione di “Opere sonore”, una sorta di diffusori acustici di musica costruiti con un piacevole design e che grazie all’abete di Fiemme fungono da altoparlanti. Un altro nuovo prodotto è invece il piano “Resonance”. Utilizziamo il principio della tavola armonica in un pianoforte nel quale non ci sono le corde ma al quale possono venire collegate dalle tastiere, al piano digitale, all’amplificazione del violino, e della voce, e funge proprio da cassa di risonanza.

Al passo coi tempi e con la speranza che la vecchia tradizione non vada a morire, in quanto legata alla storia secolare della Valle.