di Liliana Biondi
Cosa fai, madre, nella buia stanza? Veglio con amore il mio bambino ha febbre e freddo, nutro la speranza d’un cenno di sorriso sul visino. A cosa pensi donna malmenata che il vuoto guardi coi tuoi occhi offesi? Spero e prego, sono tanti mesi troverò mai un’anima ben nata? Per dove salpi profugo errabondo senza temere i mari e le tempeste? Non so, ma spero e bramo – non nascondo – terre di pace con persone oneste! Cosa ti spinge, martire d’amore a soffrire, combattere e morire? La speme che dal sangue nasca un fiore che i cuori duri possa intenerire. Perché fatichi uomo della strada da mane a notte sotto pioggia e sole? Lavoro e spero, né mi duole il cuore, perché in casa ho l’amore che a me bada. A che t’affanni ancora ad imparare annoso vecchio prossimo al traguardo? Sempre ho sperato e continuo a sperare. Lo so, lo sento: mi guida il Suo sguardo. Speranza, fedele amica della vita che sai donare a volte l’insperato brilli in grotta, accanto all’eremita e in prigione consoli il disperato.
La Speranza
Sei radice e sei ramo tenace e cangiante! Sei fine ricamo di cuore e di mente, di trama, anche audace! Arte sei, non cornice Della Vita sei amante!