La rubrica di Luciana Grillo
Autunno, tempo di ripresa
Ad agosto, con aziende e fabbriche chiuse, sembra che tutto il mondo sia in vacanza, poi ricomincia il lavoro, fioccano gli impegni, ci si prepara ad una stagione lunga fatta di consuetudini e talvolta di novità.
Per gli studenti, con l’apertura dell’anno scolastico, riprende l’impegno, anche se, passando da ciclo a ciclo scolastico, cambiano tante cose, dall’edificio agli insegnanti, dalla distribuzione delle ore di studio ai compagni. Quest’autunno 2022 è però diverso dagli altri: dopo tre anni tormentati dalla pandemia, gli studenti aspettano il momento di andare a scuola “veramente”, senza DAD, con libri nello zaino, compagni da incontrare, nuovi impegni da affrontare.
Da ex insegnante, mi sono calata sia nel mondo dei ragazzi che forse, come mai prima, desiderano alzarsi presto, prendere la corriera e varcare il portone della scuola, eccetera eccetera, sia in quello delle insegnanti che hanno dovuto forzatamente abbandonare registri, interrogazioni e lezioni frontali per svolgere un lavoro da casa, più comodo per certi versi, ma sicuramente più complicato per altri, come ad esempio mantenere sempre vigile l’attenzione degli studenti che, davanti al computer, possono pensare ad altro o anche guardare un torneo di tennis dal televisore posto dietro il computer…
Per chiarirmi le idee, ho chiesto a cinque insegnanti di parlarmi di ciò che si aspettano da questo anno scolastico: Barbara ha raccontato la scuola degli ultimi anni “chiusa, meccanica e ripetitiva…banditi viaggi d’istruzione, vivaci assemblee di Istituto, uscite sul territorio”; ha pensato a studenti che hanno perduto persone care per il covid, e non hanno potuto neanche salutarle…dunque non si chiede quale scuola voglia, ma piuttosto quale scuola non voglia.
Anche Vincenza, dopo isolamento e costrizione, vuole tornare a “una scuola il più possibile partecipata e partecipativa, improntata sulla relazione tra persone e tra discipline”, mentre Ricciarda ricorda una casa improvvisamente rivoluzionata per far posto agli strumenti della DAD e confessa di aver considerato questa didattica “come un ponte verso gli studenti” abituati a una scuola fatta di lavoro fianco a fianco. “La didattica a distanza in molti casi ha fatto apprezzare la scuola come non accadeva da tempo… è stata un’occasione per ripensare alla scuola di domani…per abbandonare una volta per tutte l’impolverata concezione di “programma scolastico”.
Ginevra vorrebbe ritornare alla scuola tradizionale…lezioni frontali…senza troppe carte da compilare, e anche Fabiana dice che “la scuola che vorremmo in futuro deve necessariamente recuperare una parte del passato per essere al passo coi tempi, curare la formazione dell’alunno basata sugli stimoli alla lettura e alla formazione del pensiero critico”. E conclude ricordando che “il linguaggio degli alunni si è talmente impoverito da limitare l’espressività verbale e le capacità analitiche…Il recupero dello studio delle discipline umanistiche va assolutamente potenziato come percorso di sviluppo del pensiero critico.
Potrei non essere d’accordo?