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Soroptimist e-club

Conosciamole da vicino

L’ARTE creativa

Althea BacchettiExibition Designer

EmpowerNet Milano

Di solito quando parlo del mio lavoro, mi definisco Interior designer, il che fa spesso pensare alla progettazione di ambienti residenziali; certo per arredare la casa in cui abito mi sono data da fare ed è stato divertente progettarla nei minimi dettagli, ma gli spazi e gli ambienti da progettare sono moltissimi e i settori di applicazione diversi tra loro. La laurea magistrale in Interior design che ho conseguito presso il Politecnico di Mila- no, mi ha permesso di acquisire un metodo progettuale e dei riferimenti storici applicabili alla scala degli interni e utilizzabili per diverse destinazioni d’uso. Nello specifico io mi occupo di exhibition design, ovvero di progettare allestimenti per mostre tem- poranee e musei, i quali sono da intendersi oggi come luoghi portatori di diverse storie e non più legati unicamente all’arte e ai reperti storici; nello studio in cui lavoro, ad esempio, abbiamo progettato un museo sul futuro. Ciò che più apprezzo del mio lavoro è la sua forte componente creativa; ogni progetto è un mondo a sé e ogni volta si rende necessario approfondire un nuovo argomento, analizzandolo nelle sue parti per capirne gli aspetti fondamentali da raccontare. Il racconto e il tipo di narrazione che si adotta, sono infatti aspetti molto importanti da considerare. Le diverse sezioni di una mostra o un museo servono a metterne in luce gli aspetti più significativi, fornendo al visitatore una chiave di lettura utile alla sua comprensione.

E come ogni storia, per essere raccontata c’è bisogno di una o più ambientazioni.

Quello che progetto non si limita pertanto alla teca o all’espositore, ma è l’esperienza complessiva che coinvolge tutti e cinque i sensi del visitatore durante il percorso di visita. Si presta attenzione alle distanze, alle proporzioni, ai colori e alla luce, ma anche ai suoni e talvolta agli odori o alle sensazioni tattili dell’ambiente che si sta progettando, il quale ha la capacità di avvolgerci e far emergere in noi sensazioni complesse.

Non per ultima c’è la componente tecnologica, oggi sempre più presente anche all’interno degli spazi culturali. Questo strumento offre la possibilità di stupire il visitatore, talvolta coinvolgendolo attivamente; nello studio in cui collaboro, progettiamo spesso allestimenti che prevedono la presenza di exhibit multimediali e interattivi, questo perché il digitale dà la possibilità di conte- nere più informazioni su un unico supporto, ad essere facilmente aggiornabile. Il mio lavoro si articola in diverse fasi, da quella iniziale di concept, a quella di definizione e infine realizzazione di un progetto. Collaborando in uno studio composto da una decina di persone, ho avuto spesso negli ultimi anni, la fortuna di seguire progetti per intero, coordinandone le tempistiche e la gestione delle risorse interne, oltre a tenere i contatti con il cliente. Nell’ultimo periodo, oltre ad avere seguito i progetti di due musei tra Milano e Torino, sto progettando una mostra a New York e sono molto grata di avere la possibilità di svolgere una professione così dinamica, ricca di stimoli e nuove sfide, ma anche estremamente gratificante.

Vita in azienda tra deadline, KPI e sacrifici

Maddalena VaruttiOrganizational Development Manager

Milano Net Lead

“Vorrei parlare con il vostro Manager, qui c’è una situazione difficile ed ero d’accordo che il progetto sarebbe stato gestito non da due ragazzine.”

Lei mi guarda.
È stato un momento importante che ha segnato la mia carriera e contemporaneamente la mia cre- scita personale. Una di quelle due ragazzine ero io, 28 anni, camicia bianca, scarpe antinfortunistiche, profumo Shantung e manager del progetto. All’epoca lavoravo per una società di consulenza specializzata nella trasformazione Lean delle aziende ed ero ai primi tornanti della mia strada in netta salita, iniziata qualche anno prima dopo una breve esperienza in una azienda del settore arredo. Avevo scelto di entrare in consulenza perché migliorare e raggiungere gli obiettivi era un suono che scolpiva ogni mio passo, caratterizzava il mio essere donna, atleta e ingegnera. L’idea di trasformare un’azienda, mi attirava. L’idea di poterlo fare in tante aziende diverse, mi attirava ancora di più. Quando entri in consulenza, entri in un altro mondo, una vita parallela fatta di deadline, KPI e sacrifici, questo è quello che chiunque abbia fatto questo percorso afferma mentre beve una tazza di caffè in un ristorante cool con due telefoni appoggiati sul tavolo, una carta dal plafond esteso in tasca e 100.000 miglia premio della Compagnia aerea accumulate su un’app di cui non ricorda le credenziali. Diversi anni e diversi clienti dopo, gestivo con piacevole tensione svariati progetti, non senza difficoltà: dall’amministratore delegato che non percepisce il beneficio del progetto all’operatore che non ha alcuna intenzione

di mettersi in discussione, da una vendita mancata a tavolate di sole cravatte, ma sempre con quella voglia di crescere e far crescere che mi garantiva un sorriso prima di addormentarmi. Avevo soddisfazione e macinavo obiettivi in modo direttamente proporzionale ai chilometri che percorrevo in autostrada. Poi il treno. Cambiare, verbo che utilizzavo in milioni di frasi presso i clienti, ma del quale non ne avevo mai assaporato appieno il gusto. Cambiare radicalmente stile di vita, cambiare impegni, cambiare strade, cambiare me stessa, cambiare lavoro. Cambiare una via che avevo già disegnato, anche nel dettaglio. Questa sono io, Maddalena Varutti. Cambiare non significa ripartire da zero, cambiare è conoscere e vivere nuove idee, nuove sfide e nuove persone, con una architet- tura portante fatta di tante piccole e grandi esperienze. “Uno zaino in spalla”, mi dissero, “sta a te ca- pire cosa vuoi metterci dentro”. Ora lavoro come Organizational Development Manager a Fassa Bortolo, azienda leader in Italia e a livello internazionale nella produzione di soluzioni per l’edilizia. La mia grande soddisfazione è vedere che l’Azienda, adottando metodi scientifici, persegue il mi- glioramento adattandosi ai costanti cambiamenti, costruendo e rafforzando strategie, strutture e processi. Lavorare a progetti di sviluppo organizzativo, non basta applicare il metodo, lavorare con le persone è sfidante, ed è proprio quando le persone agiscono dei cambiamenti che scopro me stessa, i miei limiti e le mie abilità. Divento consapevole. La consapevolezza penso sia alla base di ogni percorso di crescita, sia personale che aziendale, indipendentemente dalla professione svolta. Un’azienda fatta di persone consapevoli è un’azienda vincente, che sponsorizza proattività e collaborazione, fondamentali per raggiungere gli obiettivi, motivo per cui è importante sensibilizza- re sull’importanza del team coeso, specialmente eterogeneo. Ho la fortuna di poter collaborare con molte aree aziendali e affrontare sfide a diversi livelli, con persone stimolanti che ritengo delle linee guida, perché la vita aziendale ha molte dinamiche anche critiche, che viste dall’interno hanno una loro umanità, una loro singolarità e pertanto meritano un approccio tailored. Ciò che mi affascina è appunto tenere un equilibrio tra teoria e concretezza, chiave per riuscire a gestire al meglio i progetti e raggiungere le performance obiettivo, o come mi piace dire tenere la testa tra le nuvole e i piedi per terra. Se tutto questo fosse facile, molto probabilmente, non lo avrei condiviso con voi lettrici e lettori. Se tutto questo fosse un punto di arrivo, vi avrei raccontato della bellezza del mare al tramonto visto da una sedia sdraio.

Se tutto questo fosse solo… sta a voi.

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Comunity Club

club di Bari

Le donne in Afghanistan ieri e oggi

di Marisa Di Bello

La principessa è impegnata da sempre a promuovere il lavoro e la dignità delle donne afghane, nel ricordo di sua nonna che fu la prima a togliere il velo

La principessa Soraya Malek d’Afghanistan, nipote dell’ultimo monarca illuminato Amanullah Khan e della regina Soraya Tarzi

Eccezionale e coinvolgente incontro del Soroptimist International club di Bari con la principessa Soraya Malek d’Afghanistan, nipote dell’ultimo monarca illuminato Amanullah Khan e della regina Soraya Tarzi, sovrani riformatori che nel loro breve regno 1919-1929, avevano introdotto nel Paese riforme modernizzatrici atte a migliorare le condizioni di vita della popolazione. La principessa che è nata e vive a Roma è impegnata da sempre, attraverso la ‘Soraya d’Afghanistan Foundation’ a promuovere il lavoro e la dignità delle donne afghane, nel ricordo di sua nonna che fu la prima a togliere il velo.

L’incontro è avvenuto il 5 aprile presso la Pinacoteca Metropolitana “Corrado Giaquinto”. Il rammarico della principessa è rivolto all’Occidente che durante i venti anni di occupazione non ha pensato a formare una classe diri- gente e a migliorare le condizioni generali del popolo afghano, ma ha solo pensato ad addestrarlo militarmente. Ma Soraya Malek vuol guardare al futuro e il suo peregrinare tra le varie istituzioni e associazioni femminili ha lo scopo di far conoscere e sostenere la dignità delle donne afghane, il loro lavoro prevalentemente orientato verso l’artigianato e promuoverne soprattutto l’istruzione, attraverso l’istituzione

in Italia di borse di studio destinate a questo scopo. Il che però attualmente non è scevro di difficoltà poiché per il visto oggi bisogna recarsi in Iran o in Pakistan, e uscire dal Paese non è affatto facile. Ma Soraya non demorde. Ultimamente è stata invitata dal governo dei Talebani che forse vuole iniziare ad aprirsi in un momento di totale isola- mento dal resto del mondo civile. Ma lei ha già fatto sapere che se la voglio- no ci andrà senza velo e col suo copri- capo maschile pasthun che indossa abitualmente e che rappresenta la sua etnia di origine indoeuropea. Accetteranno? È una donna forte come il popolo della sua terra, terra di conquista da sempre per la strategica posizione geografica causa di occupazioni di ogni genere, ultima quella occidentale che, levate le tende all’improvviso, ha lasciato dietro di sé miseria e instabilità.

La presidente del club di Bari Micaela Paparella, anche in veste di consigliera comunale con delega alla valorizzazione del territorio, in mattinata ha accompagnato la principessa a scopri- re aspetti caratteristici della città. Nel pomeriggio, in Pinacoteca a visitare la mostra fotografica dell’artista Agnese Purgatorio, e in serata, brindisi augurale al Circolo della Vela accolta dal presidente Titta De Tommasi. La socia Angela De Tommasi ha poi fatto dono di una sua litografia sui palazzi più belli della città. Il club di Bari e il circolo della Vela invieranno alla principessa Soraya un contributo in denaro che sarà portato da lei personalmente in Afghanistan e utilizzato per attività femminili.

club di Lipari-Isole Eolie

Settimana alle Eolie

Anche quest’anno il Soroptimist Club Lipari Isole Eolie propone la “Settimana alle Eolie”, l’imperdibile appuntamento estivo cui partecipano da anni numerose socie da tutti i club italiani: un’occasione speciale di divertimento, emozioni, cultura, escursioni, condivisione e amicizia per tutte.

Sono state da poco rese note le date dell’evento, che quest’anno si svolgerà nella terza settimana di luglio, da domenica 16 a domenica 23 luglio 2023, un periodo perfetto per godersi la meravigliosa estate siciliana. La straordinaria bellezza dell’arcipelago eoliano, Patrimonio dell’Umanità dal 2008, farà da sfondo ad un eccezionale mix di esperienze appositamente studiato per svelare sia il paesaggio che la storia, la cultura e la gastronomia delle isole Eolie, creando indimenticabili momenti di spensieratezza e convivialità. La settimana si apre come di consueto con l’aperitivo di benvenuto vista mare, nel quale le sorelle eoliane accolgono con gioia le amiche da tutta Italia. Si prosegue con le escursioni in barca a Vulcano con la sua

spettacolare spiaggia nera, a Panarea con le sue case bianche e gli scogli a picco sul mare azzurro che ha ispirato gli artisti di tutto il mondo e infine Stromboli con la sciara di fuoco, famosa location di film d’autore. Molto apprezzato è sempre il tour panoramico di Lipari via terra con numerose soste nei punti panoramici, la visita con degustazione ai produttori locali di capperi e di malvasia, la visita al Museo Archeologico Eoliano Lu- igi Bernabò Brea, l’apericena danzante nella terrazza sul mare, la serata culturale e la cena di gala conclusiva a bordo piscina in una del- le location top dell’isola di Lipari. Le isole Eolie si raggiungono via mare da Napoli o da Milazzo, in aereo da Catania o Reggio Calabria o in treno da Milazzo. Per partecipare si può inviare una mail alla segreteria del Club Lipari Isole Eolie all’indirizzo soroptimist- lipari@gmail.com entro il 15 giugno 2023, le sorelle eoliane vi aspettano!

Clara Raimondi Stampa e PR

club di Palmi

SbulliZiAmoci!

In fondo, saranno anche nativi digitali puri, sapranno usare i telefonini e i computer come noi usavamo la biro, ma sono sempre giovanissimi ingenui ed indifesi e sta a noi adulti proteggerli

Sembra un argomento ormai scontato; se ne è parlato e se ne parla tanto ma, quando hai di fronte dei ragazzini di undici, dodici anni circa, ti rendi conto che non se ne parla mai abbastanza.
I ragazzini coinvolti, in questo caso, sono gli alunni dell’Istituto comprensivo De Zerbi – Milone, prima e seconda media. L’occasione è l’iniziativa del Soroptimist International club di Pal- mi la cui Presidente, Maria Teresa Santoro, non si rassegna e insiste sulla necessità di informare e mettere in guardia i giovanissimi che, apparentemente, ne sanno più di noi di computer e cellulari e tec- nologia ma non sanno e non possono difendersi dai bulli telematici che si nascondono dietro uno schermo.

Per questo, il Club ha organizzato l’incontro del 20 febbraio u.s. presso la sala consiliare del Comune di Palmi, offrendo ai ragazzi la possibilità di un confronto con professionisti della materia: la psicologa e psicoterapeuta Sofia Ciappina, la sovrintendente della Polizia di Stato Anna Curcuruto, il vice sovrintendente Mauro Ma- riani e il magistrato Antonio Salvati. Eccoli gli alunni, accompagnati dai professori: tutti riuniti nella sala consiliare del Comune, composti, attenti, pronti a dare prova della preparazione su un argomento delicatissimo.
E preparati lo sono davvero. Preparatissimi.

Dopo l’intervento di saluto della vicesindaco del Comune di Palmi Solidea Schipilliti, sollecitati dalla psicologa Sofia Ciappina con la maestria che deriva da una professionalità collaudata da anni di esperienza, si sciolgono immediatamente fino a fare a gara per intervenire.

Evidentemente l’argomento era stato trattato approfonditamente già in classe. Un piacere ascoltarli mentre mettono in evidenza la differenza tra un semplice scherzo e un atto di bullismo: lo scherzo ci fa divertire tutti e finisce là, se dura c’è certo qualcuno che ne soffre. Ma diventano seri, tutti, quando sono prospettati dei casi che hanno portato a conseguenze estreme. Il postare una foto significa renderla di pubblico dominio, perderne la proprietà ed il controllo; il meccanismo dei followers è tale che in un attimo la foto può fare il giro del mondo. Cosa fare, allora?Isolare i bulli, va bene. Dimostrare solidarietà a chi ne è vittima, certo. Non usare i telefonini? No. Questo, no.
Solo un’alunna – e un po’ se ne vanta – non ha il telefonino.E poi… non ci vuole certo il certificato di nasci- ta per essere iscritti ai social più di moda, basta mettere una data a caso. Al di là dello schermo, però, nessuno sa che sei un minore.Si guardano gli alunni. Gli occhi tradiscono l’affacciarsi di insicurezze.
Il colpo di grazia viene loro dal magistrato. Scende per avvicinarsi a loro e, con fare disinvolto, chiacchierando e chiarendo subito che non vuole spaventarli, comincia a parlare delle responsabilità. La Presidente, intervenendo come moderatrice, l’aveva detto che dopo i quattordici anni si può essere incriminati da un tribunale per minori, ma i quattordici anni sono ancora lontani, siamo salvi.

Il dottor Salvati, però, tocca un tasto che i ragazzi possono capire meglio. Il denaro. I genitori sono responsabili per loro e possono anche essere condannati a pagare ingenti somme. Gli occhi strabuzzano. E sì. Quello è un tasto che, se mi prendono, sono dolori.

E giù le domande, tante domande che si fa tardi e non vorrebbero smettere.
In fondo, saranno anche nativi digitali puri, sa- pranno usare i telefonini e i computer come noi usavamo la biro, ma sono sempre giovanissimi ingenui ed indifesi e sta a noi adulti proteggerli.

Marisa Militano

club di Roma Tre

L’archivio come memoria storica

Quando sono diventata Presidente del club Roma Tre, mi sono subito posta il problema di avere un archivio, stabile e facilmente consultabile, che potesse conservare la memoria storica del Club ed essere, parimenti, costantemente aggiornato, anche con ricchezza di particolari, vista la crescente attività del Club con frequenti interclubs e progetti di rete. Ho pensato così, di istituire un archivio digitale e ho trovato l’appoggio, unanime, di tutte le socie.

L’archivio consta di due settori fondamentali: una parte storica e una contemporanea.
La nostra Segretaria, Maria Rita de Feo, ha ricevuto l’incarico di inserire tutti i dati relativi agli anni più recenti di attività del Club, con costanti aggiornamenti completi di immagini, comunicati ed eventuali rassegne stampa. La Consigliera, Sara Capriolo, ha ricostruito, attraverso i documenti cartacei in nostro possesso, la “memoria storica” del Club a partire dalle Socie Fondatrici.

È stato sufficiente chiamare un tecnico qualificato, Gianluca Giovannercole, che ci ha suggerito di scegliere la piattaforma cloud di Google che è garanzia di sicurezza e resilienza. Per l’accesso all’archivio, sono stati creati due account gmail: uno consente la gestione operativa (Presidente, Segretaria ed eventuali altre socie con incarichi a termine) e l’altro (tutte le socie), è solo per la visualizzazione e la consultazione.

Il risultato di questa semplice operazione è davvero, esaltante: l’archivio digitale si consulta facilmente e rapidamente, la nostra memoria storica è protetta e le socie, in particolare le più giovani, sviluppano immediatamente, un “sano” spirito di appartenenza. Vorrei anche sottolineare l’aspetto ecologico, non trascurabile, dell’operazione stessa.

Ho voluto condividere la nostra esperienza con tutti gli altri Clubs garantendo che istituire un ar- chivio digitale non è una impresa difficile, forse un po’ impegnativa, ma si raggiungono, in fretta, risultati sorprendenti : memoria storica protetta, aggiornamento costante e dettagliato, rapidità di consultazione di tutti i dati.

Paola Boni Immediata Past Presidente

Il risultato di questa semplice operazione è davvero, esaltante: l’archivio digitale si consulta facilmente e rapidamente, la nostra memoria storica è protetta e le socie, in particolare le più giovani, sviluppano immediatamente, un “sano” spirito di appartenenza

Siamo orgogliose dei nostri Archivi che ci ricordano il Pas- sato e il Presente per proiettarci in un futuro che speriamo sempre più radioso…
Porterò avanti il lavoro, iniziato dalla Past President Pao- la Boni, con entusiasmo essendo stata anch’io, promotrice dell’archivio del mio Club di origine Chianciano Monte- pulciano. Credo che dalla propria storia si tragga forza… quindi Ad Maiora…! Grazie Paola!

Fulvia Mazzuoli Presidente club Roma Tre

club Viareggio-Versilia

Donne e Palcoscenico Concerto lirico

È stata una bellissima occasione per celebrare le donne che calcano le tavole del palcoscenico ma anche per entrare dietro le quinte del mondo del teatro.

Il Soroptimist International d’Italia Club Viareggio-Versilia insieme alle Associazioni Fidapa BPW Versilia e Amici del Festival Pucciniano, in collaborazione con la Fondazione Festival Pucciniano, ha organizzato sabato 18 marzo presso l’Auditorium Caruso del Gran Teatro Giacomo Puccini un Concerto Lirico dal titolo “Donne e Palcoscenico”. L’evento è stato inserito nelle iniziative della Provincia di Lucca per celebrare l’8 marzo. In scena dopo aver ascoltato le testimonianze di una sarta, una truccatrice ed una scenografa, si sono alternate Eleonora Sofia Podestà al violino, Claudia Belluomini soprano, Valeria Mela mezzosoprano, Chiara Mariani al pianoforte e con la partecipazione straordinaria del soprano Alida Berti. È stata una bellissima occasione per celebrare le donne che calcano le tavole del palcoscenico ma anche per entrare dietro le quinte del mondo del teatro per scoprire da vicino le donne che ne realizzano la magia, a partire dalle scenografie ai costumi, trucco e parrucco.

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Soroptimist e-club

Conosciamole da vicino

Alice Paola Pomé,

Milano Net Lead

Alice Paola Pomè
Ingegnera – dottoranda presso Politecnico di Milano
D ABC – Real Estate Center

Chiara Talignani Landi,

Empowernet Milano

Chiara Talignani Landi
Ingegnera

Sono sempre stata una persona curiosa. Credo sia questa volontà di non smettere mai di scoprire che mi ha portata a continuare a studiare. Da quando sono entrata in prima elementare ho avuto il sogno di inventare qualcosa per l’umanità. È stata la mia sfida personale, che non si è ancora conclusa ai miei suonatissimi 28 anni.

Credetemi, però, se vi dico che non sono stata una bambina studiosa. Preferivo trascorrere i pomeriggi in giro per le strade tortuose del lago Maggiore piuttosto che leggere pagine e pagine di sussidiario. Se doveste, infatti, parlare con mia mamma, vi confesserebbe la preoccupazione che l’ha investita per tutti i miei primi anni di istruzione e ricorderebbe con una leggera emozione quella bambina con gli occhiali, il vestitino rosa e due codini terribilmente storti a cui raccontava le vicende delle Repubbliche Marinare per l’interrogazione del giorno dopo.

Sono Alice e come avrete intuito sto frequentando il programma di dottorato. Sono iscritta al Politecnico di Milano, Dipartimento di Architettura, ingegneria delle Costruzioni e dell’Ambiente Costruito e collaboro nel laboratorio Real Estate Center.

Il lavoro di dottoranda è dinamico, complesso, faticoso, ma molto stimolante e gratificante. Alcuni giorni sono una studentessa che segue corsi di hard e soft skills; altri sono docente di corsi universitari; altri speaker a conferenze; e altri ancora consulente per grandi aziende. Certo, sono anche una ricercatrice che si occupa di integrare i principi di sostenibilità nella gestione degli edifici. Sto sviluppando un modello, basato sull’indicatore di sostenibilità Ecological Footprint, che ha l’obiettivo di guidare i gestori degli edifici nella minimizzazione degli impatti ambientali. Il modello considera e combina le risorse consumate (acqua, energia e alimenti), i rifiuti emessi e gli effetti che gli utenti hanno nella creazione degli impatti.

Trascorro così molto tempo a leggere e confrontare sistemi precedentemente sviluppati che mi servono come guida all’implementazione del mio progetto.

Questa la mia scoperta, questo il mio impegno per la società e questo il motore che mi spinge tutte le mattine verso nuove invenzioni, rendendo felice la bambina determinata che c’è ancora dentro di me.

Inserendo la parola “Robotica” su Google, i primi risultati ci riportano robot dalle sembianze umane, dipinti come super intelligenti e capaci di pensare in modo autonomo, che si avvicinano più ai ricordi del film “L’uomo bicentenario” che alle reali applicazioni robotiche esistenti oggigiorno. E mi accorgo che la stessa immagine appare nella mente delle persone quando parlo del mio dottorato in robotica o del mio lavoro. Nella realtà, robotica significa tanto altro. Nel caso del mio dottorato, ad esempio, la robotica ha assunto la declinazione di robotica “collaborativa”, che riguarda l’integrazione dei robot nelle aziende produttive, al fine di lavorare a stretto contatto con gli operatori e alleviarli da task ripetitive, pericolose o fisicamente pesanti. Il dottorato mi ha dato modo di vedere al di fuori dei confini nazionali, in particolare durante l’esperienza di sei mesi all’Università di Berkeley (San Francisco), che mi ha inoltre permesso di trovare un lavoro in Silicon Valley e passare un anno in un centro di ricerca avanzato di una multinazionale di robotica. Ora sono rientrata in Italia e lavoro in una multinazionale che si occupa di automazione industriale e robotica. In particolare, oltre agli aspetti tecnici, seguo la parte di Academy a livello nazionale, organizzando e tenendo corsi per i nostri clienti e per le università, e coordinando un gruppo di trainers, distribuiti nelle altre filiali. Ciò che apprezzo di più del mio lavoro è la dualità tra l’aspetto tecnico e umano, che mi porta ad approfondire tematiche tecnologiche avanzate e, al tempo stesso, mi porta ad essere a stretto contatto con i clienti e gli studenti, collaborando con gli altri dipartimenti della mia azienda come il marketing e i commerciali. Il Soroptimist mi sta dando la possibilità di condividere le mie esperienze con altre ragazze STEM e raccogliere tanti preziosi consigli, per crescere e migliorare nelle “soft skills”, fondamentali in un lavoro poliedrico come il mio.

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Fiocco rosa nel Soroptimist

E’ nato il club di Sulmona

È nato il 16 Luglio di quest’anno a Sulmona il 172° Club del Soroptimist International d’Italia, il primo dopo la pandemia, il quinto in Abruzzo. Simbolo della grande forza soroptimista, donne al lavoro che hanno fatto squadra spinte dalla passione ad andare avanti anche nei momenti di massima emergenza.

Alla guida del neonato club di Sulmona è stata designata come Presidente Cinzia Di Gesualdo, imprenditrice di successo nel settore dell’abbigliamento fashion femminile.

La nascita del Club sulmonese è stata opera del Club dell’Aquila, Presidente Flavia Stara e Francesca Pompa che ne è la Madrina, con il grande contributo di Maria Antonietta Salmè del Club di Chieti, Jaana Simpanen e Alessia Ferreri del Comitato Estensione.

La Cerimonia di Fondazione si è tenuta presso la suggestiva Abbazia di Santo Spirito al Morrone, a Badia (Sulmona), alla presenza della Presidente dell’Unione Italiana Giovanna Guercio. La consegna della Charte è stata affidata alle mani di Anna Marie Vreman, SIE Scholarship & Mentoring Committee Chair.

Queste le parole della Presidente Nazionale Giovanna Guercio sulla fondazione del nuovo club: “Un momento di entusiasmo e gioia dell’intera Unione la fondazione del Club di Sulmona a cui tutte le Socie sono invitate a mettere a disposizione la propria esperienza e amicizia Soroptimista, favorendo l’armonioso inserimento delle nuove “sorelle” nella nostra “famiglia” di oltre 5000 Socie e dal 16 luglio, di 172 Club!”

Sono ben trentacinque le socie fondatrici del Club di Sulmona, pienamente in linea con la caratteristica del Soroptimist International che è quella di essere un’associazione mondiale di donne impegnate in attività professionali e manageriali, una voce universale che si esprime attraverso la presa di coscienza, il sostegno e l’azione.

A celebrare la nascita del Club di Sulmona un ricco programma di accoglienza.

Sulmona, nota per i confetti e per il poeta Ovidio, definita “città dell’amore” ora ha un altro elemento di vanto. Calorosa è stata l’accoglienza che le socie fondatrici hanno riservato agli ospiti con un ricco programma che ha preso il via già dalla serata di venerdì 15 luglio con una cena di benvenuto.

La mattina di sabato 16 luglio è stata un emozionante preludio alla fondazione del nuovo club, concentrata sulla celebrazione del territorio con un giro turistico nell’incantevole borgo di Scanno, già amato e ritratto da artisti di fama internazionale, alla scoperta dell’artigianato storico locale come l’antica arte orafa e la lavorazione del tombolo per la creazione di pizzi e merletti. Non sono mancati percorsi gastronomici e degustazioni di prodotti tipici abruzzesi.

Nel pomeriggio dello stesso 16 luglio il programma dedicato alla fondazione è entrato nel clou, con l’Assemblea Costitutiva riservata alle socie Fondatrici del Club. In serata l’Abbazia di Santo Spirito al Morrone, addobbata con estrema cura e ricercatezza, si è illuminata per la Cerimonia di Fondazione del Soroptimist International d’Italia Club Sulmona alla quale hanno partecipato i rappresentati delle istituzioni regionali, comunali e provinciali e le massime autorità religiose e civili.

Trentacinque nuove socie sono entrate a far parte della grande famiglia soroptimista, hanno unito ufficialmente le proprie voci a quelle del Soroptimist International d’Italia, per promuovere i valori etici e la mission che da anni caratterizzano la sorellanza.

Le trentacinque socie del club di Sulmona

Arquilla Agata, Dirigente sanitario
Caroselli Antonella, Impiegata ASL
Cianferra Maria Isabella, Ristoratrice
Colasante Iolanda Alicia, Dirigente Medico Fisiatra
D’Angelo Corinna, Arredamento e Progettazione Interni ed Esterni
De Chellis Antonella, Gestore Agriturismo
De Monte Aurelia, Titolare Farmacia
Di Benedetto Elide, Dirigente medico Anestetista
Di Censo Roberta, Segretaria Amministrativa Studio Dentistico
Di Gesualdo Cinzia, Commercio Abbigliamento
Di Marzio Katia, Commercialista
Di Massa Maurizia, Dirigente Comunale
Di Massa Stefania, Danza e Spettacolo
Di Meglio Patrizia, Marketing Turistico
Di Mercurio Mirta, Sanitaria
Di Roberto Eleonora, Rivendita e progettazione infissi e porte
Fantauzzi Caterina, Dirigente Scolastico
Festa Franca, Presidente Dopolavoro Ferroviario
La Porta Antonietta, Impiegata Amministrativa
Latini Valentina, Organizzazione Eventi
Leombruni Maria Vincenzina, già Imprenditrice settore Tessile
Leonarduzzi Luisa, Agente Immobiliare
Liberatore Lucia, Assaggiatore olio
Liberatore Sara, Architetto
Margiotta Francesca, Enologa
Naccarella Antonella, Docente
Pace Cecilia, Imprenditrice Agricola
Pecilli Laura, Medico Specialista – Sport
Pennella Ines, Medico Ospedaliero – oculista
Pietrosanti Claudia, Titolare Centri Estetici
Ranalli Maria, Titolare Negozio Ottica
Sandonato Jessica, Amministratrice di Condominio
Santacroce Mariadora, Hotel Manager
Sarrocco Tiziana, Odontoiatra Titolare Studio Dentistico
Schiappa Carmela, Impiegata Laboratorio Analisi.

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Le Forze di Polizia e il cyberbullismo

di Silvia Nanni
Ispettrice Polizia di Varese
esperta in contrasto alla violenza

Il disagio e la devianza minorile, il bullismo nella sua forma cibernetica insidiosa e difficile da “decodificare” sono tra le emergenze del nostro tempo che, ormai quotidianamente, le Forze di Polizia sono chiamate ad arginare. L’utilizzo sempre più massiccio delle tecnologie, il web e la sua indiscriminata capacità di diffusione immediata di immagini e giudizi sommari, le innumerevoli insidie del mondo virtuale hanno provocato cambiamenti epocali e di conseguenza la necessità di una formazione “specialistica, multiprofessionale e sinergica” per i professionisti della Giustizia, del Diritto, dell’Ordine e della Sicurezza pubblica. Il cyberbullismo è una forma di devianza messa in atto tramite l’utilizzo del mezzo tecnologico che si manifesta attraverso azioni intenzionali offensive e violente, comportamenti aggressivi, prevaricazioni e oppressioni psicologiche reiterate nel tempo, perpetrate da un giovane che si ritiene più forte o da un gruppo di giovani ai danni di un altro percepito come più debole. La vittima è spesso un coetaneo fragile anche nell’aspetto fisico, generalmente incapace di difendersi. L’intenzione dell’autore di cyberbullismo è in primo luogo quella di incutere timore − anche in coloro che restano spettatori della vicenda − perché agire con violenza e imporre la propria autorità lo fa sentire superiore agli altri, capace di avere tutto e tutti sotto controllo. L’anonimato che molte piattaforme consentono e l’effetto moltiplicatore delle azioni denigratorie e violente che possono essere guardate e riguardate in rete da chiunque, a qualsiasi ora e in qualsiasi parte del pianeta rendono il cyberbullo addirittura più pericoloso del bullo tradizionale. Come è noto, il nostro Codice Penale non contempla i reati di bullismo e cyberbullismo, ma i comportamenti che caratterizzano i due fenomeni presentano molte analogie con il reato di “Stalking o Atti persecutori”, introdotto dal Legislatore nel 2009 all’art. 612 bis c.p.: una fattispecie criminosa che si configura a fronte di condotte assillanti e ossessionanti.
Il termine Stalking è tratto dal lessico anglosassone e significa accerchiare la preda senza lasciarle via di scampo con vessazioni, offese, continue ricerche di contatto, appostamenti virtuali.
È quanto subisce la vittima di cyberbullismo accerchiata e perseguitata mediante dinamiche dolorose e subdole che troppo spesso prendono vita tra le mura scolastiche e “si nutrono” delle relazioni e dei silenzi di chi è più fragile con conseguenze che incidono prepotentemente sul suo equilibrio psicofisico. Quando i comportamenti del cyberbullo sono penalmente rilevanti è necessario informare senza ritardo le Forze di Polizia. Gli operatori della Questura, del Commissariato di P.S., del presidio dei Carabinieri più vicino, oppure direttamente gli specialisti della Polizia Postale a cui sono affidati il monitoraggio della rete e la prevenzione e il contrasto del crimine informatico, diventano quindi referenti privilegiati per ogni insegnante, per ogni genitore, per ogni educatore e operatore del sociale che deve fronteggiare il fenomeno. L’intervento tempestivo da parte del personale di uno degli Uffici di Polizia Giudiziaria preposti e presenti capillarmente su tutto il territorio nazionale favorirà infatti l’interruzione delle dinamiche gravemente pregiudizievoli, consentirà di tutelare rapidamente il minore vittima, di individuare i responsabili e di ripristinare l’uso corretto della Rete. Gli Ufficiali e gli Agenti di Polizia Giudiziaria chiamati ad operare in prima linea contro bullismo e cyberbullismo hanno oggi più che mai una formazione “dedicata” e sono pronti ad interagire con vittime e autori coniugando preparazione tecnica e capacità di empatia, comprensione e riconoscimento dei sentimenti e delle emozioni proprie e altrui. Strumento prezioso nelle azioni volte a prevenire e contrastare il fenomeno del cyberbullismo è senza dubbio l’Ammonimento del Questore introdotto all’art. 7 della Legge 71 del 2017: un provvedimento amministrativo con lo scopo di bloccare l’escalation delle condotte con cui uno o più minori ledono via web altri minori. È un atto attraverso il quale un giovane vittima di condotte bullistiche in Rete (ingiurie, diffamazioni, minacce, ricatti, furto d’identità…) in presenza di un genitore o esercente la potestà genitoriale può presentare all’Autorità di Pubblica Sicurezza la richiesta di ammonire il minore autore. L’Ufficiale di Pubblica Sicurezza convocherà quindi il cyberbullo (unitamente ad almeno un genitore o esercente la responsabilità genitoriale) al fine di ingenerare in lui la consapevolezza del disvalore delle condotte agite e intimare il cessare di ogni azione vessatoria. Il provvedimento ha una connotazione preventiva e mira a coinvolgere i genitori nel cammino di presa di coscienza del giovane ammonito.
Per prevenire efficacemente le dolorose dinamiche del bullismo e del cyberbullismo che feriscono così profondamente infanzia e adolescenza è comunque essenziale un dialogo costruttivo e continuo a più voci tra famiglia, scuola, servizi sociali, forze di polizia e autorità giudiziaria per individuare e programmare azioni sinergiche e multidisciplinari volte ad intercettare in tempi rapidi gli indicatori di un disagio, a riconoscere e arginare l’immaturità emotiva che muove tanta violenza e a colmare quei vuoti educativi che minano pensieri e cuore di molta gioventù. Un grido di allarme deve farci riflettere: “i social e la Rete sono pieni di giovani che fanno male e si fanno male per riempire le loro solitudini!”… è dunque nostro dovere non lasciarli soli, ma diventare per loro interlocutori preziosi, osservarli, ascoltarli e dialogare con loro in terreni non apertamente conflittuali, comprenderne i reali bisogni e costruire momenti di condivisione. Solo così potremo conoscere e indagare quelle “geografie tecnologiche” che animano molte loro solitudini: gli accessi on line, le frequentazioni, le mode, le sfide che temono… e guidarli verso un utilizzo adeguato, consapevole e virtuoso della Rete.

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I progetti dei Club sul Bullismo

Club di Como

Progetto “Bullout 2.0”

di Matilde Pellerin

Il club di Como ha cominciato a occuparsi di lotta e contrasto al bullismo e al cyberbullismo nel 2017 e, poco dopo l’avvio del progetto, è stata costituita la Rete Provinciale sul tema della quale fa parte e che comprende attualmente 40 scuole (27 istituti comprensivi e 13 scuole secondarie di secondo grado) oltre ad associazioni ed enti formativi.

Il volantino del lancio del Progetto


Il club di Como si è rivolto a Pepita Onlus, una cooperativa sociale con esperienza ventennale e composta da professionisti del settore educativo, perché strutturasse un progetto di intervento nelle scuole per fronteggiare il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo. Una socia del Club aveva avuto occasione di conoscere l’attività di Pepita Onlus, ha condiviso l’esperienza, la cooperativa è stata interpellata e il progetto del Club di Como ha preso forma.
Poco dopo l’inizio degli interventi nelle scuole, nel 2017 è stato vinto il primo Bando regionale per la prevenzione e il contrasto del bullismo e del cyberbullismo: la disponibilità di risorse economiche in più rispetto a quelle stanziate dal Club di Como ha consentito di ampliare l’intervento, proponendolo ad altre classi rispetto a quelle originariamente coinvolte.
Dal 2017 a oggi il Club di Como con la Rete provinciale e le realtà ad essa afferenti lavorano con le scuole su questo tema drammaticamente attuale.
Quest’anno il progetto “BullOut 2.0” ha preso avvio a marzo (due mesi dopo il previsto a causa dell’emergenza pandemica) e le scuole destinatarie sono state scelte tra quelle che non avevano mai beneficiato di questo tipo di interventi ovvero che avevano segnalato problematiche specifiche.
In totale per quest’anno si interverrà in 11 istituti comprensivi e in 6 scuole secondarie di secondo grado. Il progetto si articola su tre punti:
sensibilizzazione/formazione della comunità scolastica (studenti, docenti, genitori);
costituzione di un team operativo con il compito di supportare le vittime di atti di bullismo o cyberbullismo;
promozione di programmi di recupero rivolti agli autori di atti di bullismo e cyberbullismo.
I corsi sono tenuti da Pepita Onlus per le scuole secondarie di primo e secondo grado e da Cooperativa Attivamente per le scuole primarie. 
Pepita Onlus dedica a ciascun Istituto 6 ore, ovvero un percorso di 3 incontri per ciascuna classe, selezionata dal docente referente del bullismo come più idonea alla proposta. 
I topic e gli obiettivi degli appuntamenti educativi sono:
promuovere la consapevolezza di far parte di una rete di relazioni e la coscienza di vivere un ambiente digitale, approfondendone le principali caratteristiche (pubblico/privato, reputazione digitale, opportunità e rischi nella Rete);
riflettere sul linguaggio e sulle parole usate nell’ambiente digitale;
sviluppare pensiero e spirito critico rispetto ai modelli promossi dalla Rete (influencer, testimonial, challenge);
rendere coscienti gli studenti circa alcuni comportamenti abituali ma non corretti o etici, anche analizzando gli aspetti giuridici (imputabilità, responsabilità dei genitori/tutori, ammonimento);
incentivare il dialogo con gli adulti di riferimento quando si è vittime o si assiste a episodi di cyberbullismo, contrastando l’omertà.
La metodologia di interazione è attiva e partecipativa: non si basa sulla trasmissione di concetti, ma sull’emersione collettiva di istanze sociali e sulla co-creazione con i beneficiari di un sistema di valori condiviso. La conduzione è facilitata dal ricorso a strumenti audiovisivi, video-testimonianze, attivazioni ludiche, simulazioni, giochi di ruolo, giochi cooperativi, laboratori. 
Sui medesimi spunti e nelle logiche del supporto alla genitorialità e alla didattica si sviluppa l’offerta agli adulti di riferimento del ciclo secondario di II grado: sono organizzati gli incontri formativi per i docenti e gli appuntamenti di sensibilizzazione per i familiari.

Un momento del convegno


A chiusura del progetto, il Club di Como di solito organizza un evento che vede coinvolti i ragazzi, le scuole e i genitori per lasciare a tutti i giovani che hanno lavorato con serietà ed impegno sul tema un segno concreto di stima.
Ora che la lotta al bullismo e al cyberbullismo è assurta a progetto nazionale dell’Unione, il Club di Como è lieto di poter dire che è stato pionieristico e con vero piacere condivide con tutti i Club d’Italia la propria esperienza.

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Soroptimist e-club

Conosciamole da vicino

Ambra D’Atri, Milano Net Lead

Ambra D’Atri, Project Manager in campo artistico-didattico

Elisa Colombo, Empowernet Milano

Elisa Colombo, specializzanda e PhD a Zurigo in neurochirurgia

Mi chiamo Ambra e mi occupo di progettazione culturale e didattica dell’arte. Se dovessi raffigurare con un’immagine il mio lavoro, sceglierei la fotografia di un ponte.

Quello che faccio è infatti costruire ponti tra i linguaggi artistici e i diversi pubblici per attivare nuovi legami. L’arte diventa nel mio lavoro un pretesto per educare lo sguardo dello spettatore e avvicinarlo a questo mondo estremamente affascinante ma a volte un po’ criptico.
I miei pubblici sono diversi, dai bambini agli adolescenti, dagli studenti d’arte a persone che entrano per la prima volta in un museo. Questo è molto stimolante per me perché significa ogni volta costruire percorsi culturali personalizzati e attenti alla natura dello spettatore. Le espressioni artistiche sono molto generose e il mio compito è individuare quelle che possano essere più significative per il pubblico con il quale mi relaziono.
L’obiettivo è donare allo spettatore, al termine di una visita guidata, di un workshop, o di un ciclo di laboratori, un paio di occhiali invisibili grazie ai quali vedere il mondo con occhi diversi. L’arte ha il meraviglioso potere di mettere costantemente in discussione le nostre certezze aiutandoci a prendere coscienza della complessità e diversità che regolano l’animo umano e la relazione con l’altro da sé. Ci aiuta a non dare nulla per scontato e a risvegliarci da un’anestesia dei sensi data dal quotidiano e dalla ripetizione. Ci educa al tempo, all’errore, dandoci sempre la possibilità di fermarci e iniziare tutto da capo. Ci ricorda che c’è sempre un posto per noi nel mondo, che non esiste giusto o sbagliato in senso assoluto ma che tutto è relativo. Per questo motivo, più faccio il mio lavoro e più sono convinta che educare lo sguardo sia un’azione politica molto forte e in grado di intervenire in maniera importante sulla società nella quale viviamo. Sogno e combatto per una società in cui nessuno debba sentirsi solo e fuori posto. Una meravigliosa società piena di ponti invisibili.

Era la fine di ottobre 2020, alle spalle mesi di lavoro e battaglie da medico neoabilitato per aiutare durante la prima ondata di Sars-CoV-2. Mesi di svolta, di grande stanchezza, di esperienze difficili, talvolta belle ma spesso molto dolorose. Mesi in cui parallelamente stavo studiando tedesco. Volevo a tutti i costi andare a lavorare a Zurigo, in una delle scuole di Neurochirurgia più prestigiose al mondo, dove avevo fatto domanda e colloqui su colloqui. Prendono due/tre persone all’anno e purtroppo non mi avevano ammessa; ma ero decisa a non mollare a prendere quel benedetto certificato B2 di tedesco e a dimostrare che si erano sbagliati e meritavo una seconda possibilità.
In quel pomeriggio soleggiato della fine di ottobre ero in cucina con mia madre, stavamo chiacchierando. A un tratto suonò il mio telefono, numero svizzero… Guardai mia madre, risposi ed era la segretaria del primario di Zurigo. Il posto era mio! Mi disse quali fossero i documenti urgenti da fare (avrei iniziato a gennaio) e che per firmare il contratto avrei dovuto assolutamente presentare un certificato B2, altrimenti nulla.
Era iniziata la mia vita da neurochirurga.
Ho sempre voluto fare neurochirurgia e ho iniziato medicina per questo motivo. L’amore infinito per il cervello è iniziato quasi per caso, in modo anche un pochino filosofico. Iniziare medicina e studiare l’anatomia e la fisiologia del sistema nervoso hanno dato uno slancio alla mia passione per il tema. È sicuramente un percorso che più di altri richiede tanto lavoro e tantissima dedizione, ma è proprio vero che quando ami qualcosa la stanchezza c’è ma la senti e la sostieni in modo diverso.
Iniziare a lavorare a Zurigo è stata decisamente una delle sfide emotivamente più impegnative della mia vita. Il primo mese di lavoro è stato un disastro: non capivo, parlavo poco, è stato come se avessi dovuto imparare tutto da capo, anche quello che sapevo bene! Mi sentivo frustrata, indietro rispetto ai miei compagni di specializzazione, triste per non riuscire veramente a essere me stessa a causa soprattutto della barriera linguistica.

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Club di Jesi

Mentoring: dare valore

all’esperienza nell’interazione

di Valeria Cupis

Parlare di mentoring significa per me ogni volta l’accendersi di una luce calda che illumina la parola “possibilità”. Che cosa c’è di più bello dell’idea del possibile che diventa azione concreta, progetto e viaggio da realizzare e percorrere insieme? Il mentoring incarna tutto ciò.
Sono stata coinvolta in questo progetto del Soroptimist e ho accettato con entusiasmo perché credo fermamente nel valore di quanto simboleggi cammino, crescita, opportunità, sviluppo, tesorizzazione di valore e trasferimento di competenze nell’incontro tra chi ha un’esperienza lavorativa di lungo termine e chi si affaccia alla vita professionale ora.
Perché se è vero che “il giovane cammina più veloce dell’anziano, è anche vero che l’anziano conosce la strada”. Così un proverbio africano spiega la saggezza di chi ha vissuto abbastanza intensamente e a lungo da aver accumulato un bagaglio ricco di esperienze.
Questo “aver già camminato lungo il percorso della vita” può diventare “enzima moltiplicativo” dell’entusiasmo e della freschezza di chi ha tutto davanti a sé e padroneggia le nuove tecnologie ma magari necessita del rinforzo nell’analisi della prospettiva a medio o lungo termine.
Conoscere la mia mentee è stato davvero bello ed emozionante. Costanza ed io abbiamo costruito insieme il nostro rapporto e la sua trama.


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Soroptimist e-club

Milano Net Lead – Il nostro primo anno

di Elena Pinetti

Elena Pinetti, Presidente Milano Net Lead

Questo primo anno come e-club Soroptimist è stato straordinario e mi rende felice ripensare agli esordi del Net Lead. Quando è nata l’idea di questo progetto, nel febbraio 2019, eravamo quattro ragazze entusiaste del corso Bocconi con un’idea in mente: creare un network di giovani donne per promuovere la cultura della parità di genere e la leadership femminile. Abbiamo cercato nel Soroptimist la nostra casa perché ne condividevamo i valori e gli obiettivi, e perché era il luogo adatto per creare un dialogo intergenerazionale fondamentale a portare avanti le battaglie per i diritti delle donne (e non solo). Siamo state accolte con grandissimo entusiasmo dalle socie soroptimiste italiane e internazionali, ben oltre le aspettative più ottimistiche. Il 16 gennaio 2021 siamo diventate un club ufficiale, presentando il service di fondazione su cui abbiamo concentrato le attività dell’anno: un diario scolastico per le scuole medie.

Murales “Binario 10”

Inaugurazione dei nuovi pannelli

di Patrizia Seppia

11-10-2021 Inaugurazione di due nuovi murales realizzati dagli street-artist CIBO ed Elisa Tamburrini. Continua così a crescere il progetto “Binario 10” che prevede la valorizzazione del muro divisorio fra rete ferroviaria e il Quartiere Ponchielli, distrutto dall’incidente ferroviario del 29 giugno 2009 (32 vittime).
Presenti la Presidente del Club Isabella Luporini, le Autorità Istituzionali, le socie e molti  cittadini di Viareggio. Il Murale rappresenta un luogo della memoria ed una Galleria d’arte a cielo aperto, è stata inserita nel 2019 nel Percorso di arte e cultura del Festival del Viaggio.
Il pannello di CIBO, secondo la sua abituale forma di espressione si ispira al piatto tipico di Viareggio “Il cacciucco alla viareggina” un trionfo di colori che tende a sdrammatizzare il tragico evento. Piacerà molto ai bambini!

Le opere ricordano le vittime della strage del 29 giugno 2029