Intervista a Iginio Rossi, Architetto Istituto Nazionale di Urbanistica
Iginio Rossi è Architetto, si occupa del funzionamento urbano con particolare attenzione all’accessibilità a 360° delle città intesa come diritto fondamentale di tutte le persone e alla rivitalizzazione degli organismi urbani territoriali economici anche a livello territoriale in riferimento alla rigenerazione urbana, alla mobilità attiva, ai centri storici e al funzionamento delle attività miste diffuse.
Fondatore e coordinatore di “Città accessibili a tutti” e responsabile dell’omonima Community INU, Istituto Nazionale di Urbanistica.
Componente del CdA di Urbanistica Italiana srl, Urbanpromo. Coordinatore del blog “Territori Ciclici” all’interno del sito “urbanisticainformazioni.it”.
Come sono cambiate nel tempo le nostre città? Come sono cambiati i concetti di centro e periferia?
È un processo pluri millenario che in alcuni casi ha prodotto effetti positivi sugli insediamenti urbani ma in altri si è tradotto nella scomparsa della città, quella bella, attraente, incline al “bene-essere”. Anche oggi è così, a dettare percorsi e direzioni delle trasformazioni sono le persone: se le guidano visioni illuminate i luoghi migliorano crescendo se invece le ottiche sono “avare” i luoghi peggiorano, degradano e perdono caratteri, identità.
Per ciò che riguarda il rapporto centro/periferia, i fatti di cronaca nera degli ultimi mesi, confermano la presenza, per la verità non nuova, del conflitto socio-culturale-economico invece che spaziale. In alcune situazioni il centro è diventato marginale mentre la periferia ha assunto centralità, dinamismo, attrazione. Mi riferisco, per esempio, alle azioni condotte dal Politecnico di Milano nel quartiere San Siro all’interno del progetto “Off Campus” in cui si genera ricerca su contesti marginali, l’abitare, la povertà educativa e le segregazioni in contesti multiculturali.
Contemporaneamente hanno un ruolo di primo piano educazione e cultura con laboratori formativi, eventi culturali e confronti-scambi.
Le città sono microcosmi nei quali si riproducono fenomeni complessi: relazioni tra esseri umani, tra esseri umani e cose, tra esseri umani e spazi; rapporti di lavoro, incontri e scontri generazionali, convivenza tra diversi. Come si cerca di governarli attraverso l’urbanistica?
Il quadro di riferimento per sviluppare i governi urbani e territoriali oltre a essere complesso, articolato, è caratterizzato da dimensioni fortemente frammentarie. Mi limito a ricordare che la frammentazione riguarda non solo l’organizzazione politica, istituzionale e operativa delle amministrazioni ma concerne anche la democrazia, i diritti, le garanzie, le tutele, i servizi, cioè aspetti che incidono direttamente sulla qualità della vita delle persone contribuendo ulteriormente a incrementare fragilità, esclusione, povertà, disuguaglianze. Consapevole dell’importanza di risolvere questo nodo cruciale, l’INU ha dedicato il XXX Congresso nel 2019 proprio a cercare modalità in grado di governare la frammentazione. La soluzione è stata indicata nella costruzione di un patto per l’urbanistica che può consentire di rendere l’urbanistica socialmente utile. Subito dopo quel Congresso la community “Città accessibili” ha iniziato a lavorare al programma “Un patto per l’urbanistica città accessibili a tutti”. Dalla primavera 2021 abbiamo avviato una sperimentazione con 8 città (Ancona, Catania, Genova, Livorno, Mantova, Reggio Emilia, Spello e Udine) all’interno dei temi dell’accessibilità, inclusione, sostenibilità e bene-essere. In occasione di Urbanpromo città (11-14 ottobre 2022) presenteremo la sintesi di questa sperimentazione giunta alla conclusione della prima fase inerente lo sviluppo locale dalla quale prenderà avvio un successivo percorso per individuare entro il 2023 le soluzioni replicabili nella dimensione più ampia corrispondente alla visione Paese.
Un lavoro che deve necessariamente rimanere “aperto” considerata la velocità dei cambiamenti sociali e culturali nei nostri territori …Bisogna immaginare una città facilmente adattabile alle novità?
Nel 2016 all’interno dell’iniziativa “Il Paese che vorrei” collaterale al XXIX Congresso INU dedicato al “Progetto per il Paese” è stata presentata la costituzione di uno spazio collaborativo per il confronto su indirizzi, esperienze e prospettive di miglioramento del funzionamento urbano. La proposta sottoscritta da Fabrizio Vescovo, padre della normativa italiana inerente l’accessibilità integrata da Giorgio Raffaelli (Festival per le città accessibili di Foligno,) da Luigi Bandini Buti (Design for All Italia) e dal sottoscritto, ha dato avvio a “Città accessibili a tutti” un progetto a rete, indirizzato al confronto tra le professioni, gli studiosi, le associazioni e le istituzioni. Forte delle numerose adesioni, nel 2019 è stato pubblicato http://atlantecittaccessibili.inu.it/. Nella piattaforma sono raccolte le Linee guida per politiche integrate, un’articolazione di indirizzi e orientamenti rigardanti: progetti, strumenti, processi e formazione, costruita da un gruppo di lavoro esteso ed eterogeneo. Non un quadro statico bensì un riferimento metodologico; proprio in considerazione del continuo processo di cambiamento cui è sottoposto lo spazio urbano, anche l’accessibilità è un valore dinamico, legato alle condizioni storico-ambientale-culturali del momento. Per ciò dedichiamo da alcuni anni attenzione alle innovazioni provenienti dal “mondo” delle università e ricerche-studi. Dal 2019 abbiamo lanciato il Premio per tesi di laurea magistrali e ricerche-studi con il supporto della Camera di Commercio di Genova e la collaborazione del Ministero della Cultura, del Consiglio Nazionale delle Ricerche e del Cerpa Italia Onlus. Il bando di questo anno è pubblicato in https://urbanpromo.it/info/call-for-paper-2022/ la scadenza è il 3 ottobre 2022.
Il Soroptimist Italia ha promosso il progetto “La città che vorrei” per raccogliere idee, bisogni, proposte che configurino una realtà urbana a misura di donna. Secondo lei, una città che risponda ai desideri e alle istanze femminili è un ambiente in generale più vivibile per tutti?
Senza dubbio l’attenzione alle specificità di genere e la rispondenza alle richieste provenienti dalla presenza femminile consente alla città un funzionamento in grado di offrirle maggiore dignità, eguaglianza e libertà. Nell’Atlante, oltre i 200 casi, è documentata l’esperienza “Stare di casa nella città. Donne con disabilità” realizzata dalla “Casa delle donne Ravenna”, gestita dall’Associazione APS Liberedonne. Il percorso aveva evidenziato una totale assenza di partecipazione di donne con disabilità e una riflessione, molto parziale e solo accennata, del rapporto tra donne e città. Stare di casa nella città ha quindi cercato il coinvolgimento diretto di donne con disabilità e madri con figli/e con disabilità in modo da raccogliere quanti più punti di vista possibile rispetto ai temi della mobilità e della sicurezza urbana nel vivere quotidianamente la città. Il tema delle diseguaglianze – discriminazioni legate al genere è molto considerato al nostro interno. Nel gruppo di lavoro “Città accessibili a tutti” dall’inizio vantiamo la presenza di Piera Nobili, presidente del Cerpa Italia Onlus, da lungo tempo tra le persone studiose nonché militante più attente e impegnate per un cambio di paradigma sociale ma anche strutturale delle città in grado di migliorarne la fruizione di genere.
Il Pnrr offre strumenti progettuali ed economici per migliorare le nostre città, modernizzarle, adeguarle ai nuovi bisogni senza necessariamente perdere la loro “anima”, la loro storia, le loro peculiarità?
È decisamente difficile fornire una risposta seria in questa fase ancora tutta solo scritta nei progetti, molti dei quali usciti dal letargo dei cassetti, oppure abbozzata in ipotesi da definire. La dimensione complessiva è un po’ smisurata. Al Pnrr si affiancano gli altri numerosi programmi di finanziamento provenienti ancora dallo Stato e dall’Unione europea. Dal nostro punto di osservazione mi sembra utile sottolineare: la disarticolazione tra le istituzioni; le disposizioni farraginose nei differenti livelli di attuazione; la mancanza della continuità amministrativa; l’inesistenza di una visione comune per politiche di competenza regionale che possono arrivare a fare vivere alle persone (per assurdo) 20 modalità diverse e magari contrastanti nella relazione urbana. Ci sono però segnali positivi: è stata costituita una cabina di regia nell’ambito della Presidenza del Consiglio all’interno dell’Osservatorio sulle condizioni delle persone con disabilità che deve fornire una valutazione congrua per tutti i finanziamenti del Pnrr in termini di accessibilità e inclusione: se manca, il finanziamento non può essere emesso; il cronoprogramma continua a essere rispettato nonostante vastità e complessità che prima cui ho accennato; le amministrazioni pubbliche sebbene con organici sofferenti stanno ottemperando all’iter progettuale-attuativo.